La ripresa dell’economia mondiale sta facendo i conti con un ostacolo imprevisto: la mancanza di microchip.
L’industria manifatturiera fa fatica a rifornirsi di microprocessori, che vengono ormai utilizzati in moltissimi prodotti e non solo in campo informatico.
L’industria automobilistica ne è il miglior esempio. Nelle auto di recente fabbricazione i microchip usati sono diverse decine. Per il controllo del motore, dei sistemi di sicurezza e per l’infotainmnet.
I semiconduttori hanno iniziato a scarseggiare alla fine dell’anno scorso, quando la domanda da parte dei consumatori a livello mondiale ha mostrato decisi segni di ripresa.
Secondo Chuck Robbins, capo di Cisco, l’entità della domanda di semiconduttori ha colto di sorpresa interi settori.
“Quando la pandemia è scoppiata le aziende pensavano che la domanda sarebbe diminuita in modo significativo, ma è successo il contrario”, ha detto alla BBC il numero uno del colosso delle infrastrutture di rete.
I microchip sono dappertutto
I microchip, in un mondo estremamente tecnologico quale è quello in cui viviamo, sono beni essenziali.
Sono componenti molto piccoli, indispensabili per far funzionare ogni oggetto tecnologico: dal computer agli smartphone, passando per le automobili e in generale per qualsiasi dispositivo che abbia almeno una parte elettronica.
Sono presenti ormai anche in apparecchi apparentemente meno sofisticati, come gli elettrodomestici, che negli ultimi anni hanno aggiunto nuovi sensori, collegamenti a internet e altre funzioni “smart”.
I principali produttori globali faticano dunque a stare al passo con la domanda del mercato e questo a causa di vari fenomeni. La pandemia da coronavirus in primis ovviamente. Infatti, nel periodo del lockdown si è registrato un rallentamento della produzione. Inoltre, un aumento della domanda stimolata da smart working e Dad (+ 13,2% di vendite di apparecchi elettronici a gennaio).
Inoltre sempre più persone si dedicano al bitcoin mining, aggravando il problema.
I microchip: una guerra commerciale Usa-Cina
Non ha certo influito positivamente nemmeno la guerra commerciale tra l’amministrazione Trump e la Cina. Guerra che Joe Biden sta tra l’altro portando avanti con ancora maggior determinazione del suo predecessore.
A causa di questa disputa, i commerci di diverse aziende sono stati bloccati. Inoltre, alcune imprese si sono accaparrate l’anno scorso quanti più microchip possibili prima di finire vittima di sanzioni e divieti.
Ad aggravare la situazione ci hanno pensato anche fenomeni naturali: un incendio nell’ottobre del 2020 ha distrutto una fabbrica di microchip in Giappone, mentre la tempesta di neve che ha colpito quest’anno il Texas ha bloccato per diverse settimane due fabbriche nello stato americano.
I problemi delle case automobilistiche
La carenza di microchip è stata annunciata dal settore automobilistico che è tutt’ora quello più danneggiato.
Una vettura di ultima generazione monta infatti centinaia di semiconduttori e, ormai, circa il 35% del costo di costruzione attiene proprio alle componenti elettroniche.
La Volkswagen, nel dicembre scorso, per prima aveva fatto sapere che avrebbe prodotto 100 mila automobili in meno nelle sue fabbriche, perché due dei suoi principali fornitori, Bosch e Continental, non riuscivano a trovare abbastanza microchip con cui rifornire l’azienda tedesca.
Nel giro di poche settimane tutte le altre case automobilistiche avevano poi annunciato ritardi e rallentamenti nella produzione a causa della carenza di chip.
Le conseguenze di questa penuria erano poi prevedibili: diversi produttori di autoveicoli e fornitori di primo livello sono stati costretti al fermo produttivo. Da qui si è creato poi un effetto domino: allungamento delle tempistiche di consegna e conseguente rincaro dei prodotti finali.
I produttori di Pc alzano i prezzi
Secondo quanto riporta il Wall Street Journal, sono ormai numerosi i produttori di pc che stanno ritoccando i listini per far fronte ai maggiori costi dei semiconduttori.
Si è registrato un incremento di prezzo del 20% per le stampanti HP e 8% per i pc. Ad esempio un pc Asus per gamers, dotato dunque di schede grafiche particolarmente performanti, costa ora 50 dollari in più. Fortunatamente per fare trading sicuro non si ha bisogno di un PC così potente, infatti tutte le piattaforme per trading funzionano su tutti gli internet browser.
Fortunatamente le previsioni sono ottimistiche: a partire dal mese di luglio le cose sono iniziate a migliorare e dovrebbero tornare alla normalità negli ultimi tre mesi di quest’anno.
La carenza di semiconduttori è destinata dunque a finire, si spera. Le aziende produttrici, che sono state colte impreparate, saranno gradualmente in grado di recuperare il gap che si è creato fra domanda e offerta. Infatti tutte le aziende stanno aumentando la produzione per rispondere alle crescenti richieste del mercato.