L’economia del Giappone sta attraversando un momento difficile, ma gli economisti si dicono certi che il cielo sopra Tokyo è destinato a rasserenarsi.
I problemi del Sol Levante sono numerosi e non tutti di natura economica.
Ci sono innanzitutto i pesanti strascichi delle Olimpiadi. I giochi hanno scatenato il malcontento nella popolazione che non li voleva ed hanno portato ad un inevitabile rialzo dei contagi di Covid-19.
Inoltre hanno lasciato un buco nelle casse dello Stato che, a causa della mancanza di visitatori stranieri, ha speso più di quanto ha incassato.
Questo succede spesso ai Paesi organizzatori ma in Giappone il rosso ha assunto dimensioni decisamente grandi.
Il flop delle Olimpiadi ha poi costretto il primo ministro Yoshihide Suga a dimettersi.
L’anno scorso Suga aveva preso il posto di Shinzo Abe che aveva dovuto lasciare la guida del governo per motivi di salute.
Adesso tutti gli occhi sono puntati sulle elezioni fissate per novembre, con l’unica certezza che il nuovo primo ministro non sarà Suga che ha deciso di non candidarsi.
I problemi di Toyota
In questo scenario tutt’altro che roseo si inseriscono i problemi dell’industria automobilistica, che deve fare i conti con la carenza di microchip.
Toyota, che nel 2020 è riuscita a riconquistare la palma di maggior produttore di auto al mondo scalzando Volkswagen, ha già annunciato che taglierà la produzione di 400mila unità.
E anche le altre grandi case giapponesi, come per esempio Honda, hanno fatto annunci simili.
Quello che gli analisti chiamano il Chipageddon, cioè la carenza di microchip, ha ovviamente colpito tutti i produttori di auto .
Ma questo è un problema particolarmente sentito nell’economie del Giappone e della Germania. Infatti, in entrambi i Paesi l’automotive è una voce particolarmente importante del Pil. Chi fa trading sicuro online avrà notato il valore azionario dei colossi dell’industria automobilistica.
In timida ripresa l’economia del Giappone
Nonostante tutte queste criticità gli economisti prevedono un deciso miglioramento della congiuntura nipponica e i dati sembrano dar loro ragione.
Dopo la debacle del primo trimestre, quando il Pil ha fatto registrare un crollo del 3,7%, l’economia del Giappone si è ripresa.
Nel periodo aprile-giugno si è concretizzato un progresso dell’1,9%, un valore superiore al consensus degli analisti attestato al +1,6%.
Nel trimestre in corso, che poi anche quello che include i giochi olimpici, il prodotto interno lordo giapponese dovrebbe essere cresciuto allo stesso tasso dei tre mesi precedenti.
L’ultima parte dell’anno, infine, dovrebbe far registrare un’ulteriore accelerazione.
Economia del Giappone: punti di forza e debolezze
A far pendere la bilancia a favore dell’ economia del Giappone dovrebbero essere le caratteristiche della sua economia.
Si tratta infatti di un sistema economico ciclico, cioè che va particolarmente bene quando la congiuntura mondiale è in ripresa.
Ed è proprio questo che sta avvenendo, mano a mano che le principali economie mondiali escono dall’emergenza Covid.
Il Giappone è poi specializzato nelle produzioni high-tech. Vanta eccellenze nel campo dell’informatica, dell’automazione industriale e anche nelle reti telefoniche.
È dunque ben posizionato per beneficiare della forte domanda di tecnologia che il Covid ha innescato.
Resta invece un grosso problema l’età media della popolazione. Problema che sta tra l’altro peggiorando.
Il Giappone è il Paese più vecchio al mondo e gli ultimi dati resi noti dal governo di Tokyo dicono nel 2020 la percentuale di ultrasessantenni ha raggiunto il 29,1% del totale della popolazione.
Il Nikkei 225 si avvicina ai massimi di sempre
Di tutto ciò non sembra però preoccuparsi l’indice Nikkei che è ai massimi degli ultimi trent’anni.
Le sue quotazioni si stanno riportando in prossimità dei 38mila punti che fece segnare alla fine del 1989, quando al culmine della bolla del real estate gli immobili della sola capitale valevano quanto tutti quelli presenti sul territorio della California.
Una corsa sicuramente alimentata anche dagli acquisti della Bank of Japan, che prosegue nella sua strategia ultraespansiva nel tentativo di riportare l’inflazione al 2%. Senza però alcun successo, visto che l’aumento dei prezzi al dettaglio è fermo più o meno alla metà di quel valore e non accenna a rialzare la testa.