Qualcosa sta cambiando nel mondo dei finanziamenti all’impresa grazie al Fintech e al digital lending.
Le piccole e medie imprese si stanno infatti rivolgendo con sempre maggiore frequenza agli specialisti del digital lending per superare tutti gli ostacoli che trovano presso i tradizionali istituti di credito.
In Italia l’erogazione di finanziamenti tramite piattaforme digitali ha ampiamente superato la soglia dei 3 miliardi di euro. Una cifra che la colloca al primo posto fra gli Stati membri dell’Unione Europea; davanti dunque a Paesi come Spagna, Francia e addirittura Germania.
Che cosa è il Fintech e che cosa il Digital Lending
Per Fintech si intende la tecnologia applicata ai servizi finanziari. Si tratta di un settore in fortissima crescita non solo come numeri e giro d’affari ma anche come applicazioni.
I servizi offerti vanno dal Robo Advisor al Personal Finance Management, passando per l’appunto per il Digital Lending. Con quest’ultimo termine si fa riferimento a quelle piattaforme che favoriscono l’incontro fra domanda e offerta nel campo del credito.
Da una parte ci sono infatti privati e grandi investitori che vogliono mettere a reddito i propri risparmi e capitali e dall’altra le aziende che cercano un finanziamento.
Possibilmente a tassi inferiori rispetto a quelli praticati dalle banche e disponibili in tempi decisamente più brevi.
Si tratta dunque di quella che in gergo tecnico viene chiamata disintermediazione del credito.
La Fintech specializzata nel Digital Lending trattiene per se una commissione come remunerazione per aver fatto incontrare domanda e offerta.
E per una volta tanto, l’Italia, che solitamente è terra di conquista per le aziende straniere, vanta diverse realtà che stanno crescendo molto rapidamente.
Le Ragioni del Successo del Digital Lending italiano
Questo successo “high tech” è però figlio dell’arretratezza del sistema bancario italiano che, come noto, preferisce guadagnare con la gestione del risparmio e più in generale vendendo prodotti finanziari, come ad esempio le obbligazioni, piuttosto che erogando credito.
Si tratta infatti di un’attività molto più rischiosa, con margini più bassi e che necessita di persone preparate. E non è un caso che in Italia ci sia un alto stock di sofferenze, causato da finanziamenti erogati non per sostenere buone idee imprenditoriali ma per puntellare le aziende in difficoltà di azionisti della banca stessa o di persone ad essi collegate.
Il Digital Lending è lo strumento per raddrizzare queste storture e non stupisce che in un momento di forte domanda di finanziamenti, come lo è stato la pandemia di Covid-19, sia stato scoperto da un numero crescente di imprenditoriale.
Che cosa può fare il governo per aiutarne lo sviluppo
Per Ignazio Rocco, amministratore delegato di Credimi, il primo operatore italiano del Digital Lending con oltre 1,7 miliardi di euro erogati, il Fintech non riceve la giusta attenzione da parte del governo.
“In Gran Bretagna o in Francia le startup di maggior successo sono interpellate dall’esecutivo a dalle autorità di controllo quando si formulano importanti cambiamenti normativi; esse vengono inoltre supportate quando cercano di espandersi sui mercati esteri – spiega Rocco a Trading Sicuro – In Italia vengo invece semplicemente ignorate, nonostante il grande contributo che possono dare allo sviluppo del Paese”.
Rocco avanza quattro proposte per favorire lo sviluppo delle Fintech italiane:
- semplificare la complessità normativa
- creare uno sportello dei regolatori che sia in grado di dare risposte certe e rapide
- sfruttare i salvataggi bancari per promuovere la concorrenza
- valorizzare gli investimenti immateriali
“Se una Fintech acquista un immobile lo può includere nel capitale proprio – conclude Rocco – Se invece assume ingegneri o programmatori per scrivere righe di codice, le spese che sostiene finiscono nell’avviamento negativo”.
Si tratta chiaramente di un’assurdità per un’azienda che non fa investimenti immobiliari ma vive di software.