Il 71-78 % dei conti di investitori al dettaglio perde denaro quando negozia CFD. Il tuo capitale è a rischio. Valuta se puoi permetterti di correre l’elevato rischio di perdere il denaro.

peer to peer lending

Investire nel peer lending è oggi più facile che mai. Il numero degli operatori in questo settore sta continuamente crescendo.

Le piattaforme sono sempre più user friendly. La domanda di finanziamenti “alternativi” è forte. In questo articolo ti spiegherò esattamente che cosa significa investire nel peer lending, che cosa è e quali sono i vantaggi. Oltre ovviamente a illustrarti quali sono i rischi.

Perché si dice investire nel peer lending

peer to peer lending Partiamo innanzitutto dal chiarire che cosa si intende per investire nel peer to peer lending, a cui si fa riferimento semplicemente con l’espressione peer lending. È semplicemente un altro modo per indicare il digital lending. Siamo dunque nel campo dei finanziamenti digitali. Digitali perché tutto avviene attraverso piattaforme Web create apposta.

Se il digital lending mette l’accento proprio sul fatto che il credito, è digitale, il peer to peer lendig mette in risalto un altro aspetto, ovvero che il contatto fra creditore e debitore è diretto. Punto a punto vuol dire proprio questo.

In inglese si dice “to match”, esattamente come i mercatini virtuali che mettono in contatto venditore e compratore.

In questo trading online non c’è dunque più nessun intermediario e questo comporta un notevole risparmio, perché ogni attore coinvolto nell’operazione pretende la sua remunerazione. E quando l’intermediario è una banca, capisci anche tu che il costo è piuttosto salato.

Giustamente obietterai: e la piattaforma non è un intermediario? Sì certo che lo è, ma non tocca i soldi del prestito.

Semplicemente mette in contatto i soggetti che stipulano il contratto di finanziamento. Che è una cosa ben diversa rispetto all’intermediazione creditizia svolta dalle banche.

La remunerazione di questi operatori è decisamente più bassa rispetto a quella delle banche.

 

Come si investe nel peer lending

Digital Lending Se hai un po’ di soldi da parte puoi pensare di investire nel peer lending. È una valida alternativa all’investimento obbligazionario. Garantisce un rendimento che può essere paragonato alle cedole dei bond, anche se in questo momento è sicuramente superiore.

Infatti, per lo più, sono le piccole e medie imprese che guardano al digital lending essendo troppo piccole per erogare dei bond.

Anche nel peer lending c’è il rischio default del debitore. Esattamente come avviene con le obbligazioni. La prima cosa da fare è scegliere la piattaforma che ci piace di più.

Ce ne sono diverse e basta una veloce ricerca su Google per trovare le più conosciute. Successivamente dovrai aprire un account, fornendo i tuoi dati e i tuoi documenti, ovvero una copia della carta d’identità. In seconda battuta dovrei navigare fra le richieste di finanziamento, scegliendo quella che secondo te è più interessante.

Fatto questo passaggio si arriva all’investimento peer lending vero e proprio. Dovrai decidere quanti soldi prestare.

Può suonare tutto molto complicato ma vedrai che le migliori piattaforme sono ormai molto user friendly. Svolti tutti questi passaggi, mettiti tranquillo in poltrona e aspetta che ti arrivino gli interessi sul tuo capitale.

 

Uno sguardo al mercato europeo più evoluto: la Gran Bretagna

Per capire in quale direzione sta andando il mercato italiano è sufficiente guadare alla Gran Bretagna, che è di gran lunga il Paese più avanzato in questo campo.

Nel Regno di Sua Maestà operano colossi del calibro di:

 

Tutti e tre vantano decine di migliaia di finanziatori e migliaia di richieste di finanziamento fra cui scegliere. Investire nel peer lending è una pratica abbastanza diffusa, ma non dimenticare che in Inghilterra è molto diffusa la figura del consulente finanziario indipendente.

I suoi consigli non nascondono conflitti di interesse e dunque suggeriscono ai propri clienti gli investimenti più interessanti. Le cose stanno ben diversamente in Italia, dove predomina la figura del promotore finanziario di origine bancaria.

Costui ha tutto l’interesse a piazzare i fondi d’investimento comuni gestiti dalla propria banca.

E, in secondo luogo, non proporrà mai qualcosa che è in diretta concorrenza con il core business del suo datore di lavoro. E investire nel peer lending è senza alcuna ombra di dubbio un’attività che ruba il lavoro agli istituti di credito.

Le cose stanno però cambiando velocemente anche in Italia grazie a siti d’informazione indipendenti come il nostro, che non si fanno problemi a svelare gli “altarini” che stanno dietro l’industria della gestione del risparmio.

Come avrai già capito, noi consideriamo l’investire nel peer lending un’opportunità molto interessante anche per i piccoli risparmiatori.

Articolo scritto da: Nicola Giunta

Luca Ferrari

Nicola Giunta vive e lavora a Milano, dove si è trasferito a 18 anni per studiare alla Bocconi. Oggi è un affermato trader, specializzato in materie prime e strumenti derivati.

Per scaricare la tensione della sua professione scrive articoli in cui raccoglie, a sangue freddo, le esperienze che vive nella sala trading. Per TradingSicuro.com scrive le notizie, gli articoli sulle obbligazioni e sul trading dell'oro.

Nicola

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